venerdì, 10 Gennaio 2025

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Cristina Chiabotto: “La favola è fatta di tutti i giorni” (INTERVISTA)

Credit: video.mediaset.it

Eletta Miss Italia nel 2004 – incoronata da Giorgio Panariello – è rimasta nel cuore di tutti quanti per il suo fascino, la sua semplicità e il suo sorriso.
Parliamo di Cristina Chiabotto, una bellezza nata il 15 settembre del 1986 a Moncalieri, da mamma originaria di Benevento e papà piemontese doc.

Poco per volta, passo dopo passo, Cristina ha scalato la vetta del successo, senza dimenticare o mettere da parte la sua incantevole normalità.
Su Blog di Lifestyle ci racconta la sua favola.

Cristina Chiabotto: ex Miss Italia, show girl e conduttrice televisiva. 1 metro e 80 di bellezza allo stato puro. Ma come ti descriveresti? Ti presenti in 3 aggettivi?

Alta, come hai detto tu; 1.84 per la precisione. Solare e semplice.

Sono passati 10 anni da quando quella sera, il 19 settembre, hai vinto il concorso di Miss Italia. Come ricordi quei momenti?

È stato un momento davvero speciale, è stato la mia porta d’accesso e l’inizio di una bellissima favola. Non potrò mai dimenticarla. Veramente un’emozione unica, che capita una volta nella vita; poco per volta poi ti rendi conto, come difatti mi è successo, che in quel preciso momento è partito un nuovo capitolo della tua vita.

All’epoca, poco dopo l’incoronazione, immaginavi il successo che hai adesso?

No, ti dico la verità. Tutto ciò che è arrivato era inaspettato praticamente. Non mi sarei mai immaginata tutto questo, e ora sono molto contenta. La favola è fatta di tutti i giorni, di quello che è capitato e di quello che ancora sta capitando, perciò sono felicissima che la favola – la mia favola – stia continuando così.

Quanto, nella tua carriera, ha contato la bellezza? Quanto il talento e quanto la fortuna?

La bellezza sicuramente un buon 50% perché tutto è iniziato proprio con un concorso di bellezza, però la fortuna è stato un altro elemento molto importante, che sicuramente ha fatto il suo gioco a mio favore. Però è anche vero che devi saper giocare anche tu, usando tutte le tue qualità. Traendo le conclusioni direi l’insieme di tutte e tre le cose.

Se dovessi individuare il tuo punto di forza, quale sarebbe? E il tuo tallone d’Achille invece?

Sicuramente il mio punto di forza è il sorriso. E come tallone d’Achille direi il piede, ho un 42. Ho una zattera invece del piede, altro che tallone d’Achille.

Da Miss Italia alle librerie. È uscito pochi giorni fa “Di notte contavo le stelle”, edito da Rizzoli. Com’è stata l’esperienza di scrivere un libro?

È stata un’emozione unica, un’avventura speciale che mi ha permesso di celebrare così i miei 10 anni da favola, proprio con il libro. Un’emozione veramente speciale e originale, un’esperienza unica: la mia prima volta, la mia prima opera. Un romanzo che in realtà ripercorre la mia vita, anche se in modo diverso: l’ho rivisitato perché non mi sembrava il caso di fare un’autobiografia a 28 anni.

Dal tuo libro emerge questo messaggio: non importa chi sei, né da dove vieni. Solo se conosci la direzione dei tuoi desideri e non smetti di seguire la tua stella guida, la favola si avvera. Quanto c’è di tuo, delle tua storia in queste parole?

C’è tanto di mio in queste parole. Mi piace rincorre i sogni, e mi piace anche correre verso il mondo del sognare. Credo che alla fine ognuno possa raggiungere i propri sogni, nonostante le difficoltà che la vita ci può mettere davanti, alla fine conta quanto tu riesci veramente a prendere il meglio delle situazioni.

Ti abbiamo visto in svariate vesti. Dalla ragazza “plin plin”, pulita dentro e bella fuori, alla vincitrice di Ballando con le Stelle. Ti abbiamo vista come conduttrice delle Iene, del Festival di Montecarlo e di Tacco 12… Si nasce; per non parlare di Byblos e Radio Kiss Kiss. Quali sono adesso i tuoi piani, i tuoi obiettivi a breve termine?

Come obiettivi a breve termine c’è il programma, che parte domenica 5 ottobre, e si chiama “So glam, so you”, su La5, il canale femminile di Mediaset. Si tratta di una rubrica di approfondimento, un magazine tutto al femminile dove parleremo di fashion, make up, nails art, styling e parleremo addirittura di ricette di cucina molto veloci e divertenti per conquistare il proprio lui. Quindi tutte le domeniche, alle 10.40, su La5, mi raccomando.

E per il futuro? Sogni nel cassetto?

Sinceramente sto già vivendo un bellissimo sogno, e ora come ora non posso desiderare altro. Amo essere sorpresa dalla vita e sorprendere a mia volta, quindi sono pronta a tutto.

Sei un esempio di moda a 360°. Vari dall’essere elegantissima e super sexy, mostrandoti anche casual e acqua e sapone. Qual è il tuo stile, o quello che preferisci?

Nella quotidianità sicuramente preferisco la semplicità, poi mi piace essere come un camaleonte e trasformarmi in base al contesto, variando da un look elegante a magari un look più rock.

Saluti i nostri lettori, svelando cosa non può mai mancare mai nella giornata di Cristina Chiabotto?

L’affeto e l’amore. Nulla di più bello.

Auguro personalmente a Cristina Chiabotto una buona vita, che la sua favola continui come più desidera.

Marzia Peragine: ”La femminilità è un modo di essere” (INTERVISTA)

Occhi che brillano, un sorriso che illumina: Marzia Peragine, stylist e blogger made in Puglia, si presenta così agli occhi di chi la guarda. E nonostante non occorra nient’altro per non farla passare inosservata, il suo gusto e la sua passione per la moda ne esaltano ancor più la bellezza, ma soprattutto il talento.

Scopriamo insieme su Blog di Lifestyle qualcosa in più di questo incantevole orgoglio pugliese.

Partiamo dal principio. Chi è Marzia Peragine?

Marzia si definisce un’appassionata di moda fino al midollo. Una stylist sicuramente, dati gli studi e le esperienze maturate in questi anni e una blogger “insolita”, super sincera con gli internauti, che non si omologa alle altre e indossa solo ed esclusivamente brand che rispecchiano il suo stile mai cadendo nel circolo vizioso della massificazione, tipica delle bloggers nostrane.

Vieni da una piccola realtà in provincia di Bari. Come è nata e cresciuta, da lì, la tua passione per la moda?

La mia passione per la moda nasce soprattutto al liceo, precisamente in quarto superiore. Sentivo la necessità di diversificarmi dalle classiche “divise liceali” che le amiche impongono. Ho sempre amato sentirmi unica, diversa e stravagante. Non tollero la banalità e adoro le mostre fotografiche perché fungono da ispirazione per i miei styling.

Sei appena tornata dalla MFW. Il meglio e il peggio secondo il tuo occhio critico?

Il meglio: scarpe basse e ginniche per tutti (le donne finalmente possono lasciare i tacchi a casa, anche se io li adoro). Il peggio? Ridicolizzarsi per attirare l’attenzione dei fotografi.

Studi e lavori sodo. Dove vuole arrivare Marzia?

Ho terminato la mia specialistica allo IED in Styling Advanced, lo scorso luglio. Adesso mi dedico completamente a quello che amo di più: shooting e il mio blog.

Parliamo di viaggi. Come è iniziata la tua esperienza tra le PinkTrotters e qual è il ricordo più bello legato a questa avventura? Quali invece le prossime tappe?

La mia esperienza con le Pinktrotters è iniziata lo scorso Agosto grazie a Eliana Salvi, la leader di questo team magnifico. E’ stata una delle esperienze più belle che abbia mai fatto: viaggiare con persone mai viste prima, condividere qualsiasi cosa, poi in Puglia la mia terra. Tanto di cibo, divertimento e una villa mozzafiato…un vero sogno! Questa social community tutta al femminile è geniale, perfetta per ragazze e donne che hanno voglia di divertirsi, con spirito di avventura ma soprattutto super glam. Le prossime tappe non posso svelarvele. Vi dico solo che a partire da Gennaio ci saranno news.

I tre stilisti sul tuo personale podio…

Christian Louboutin per le scarpe, Armani per l’abbigliamento, Prada per gli accessori.

Cos’è per te la femminilità?

E’ un modo di essere. E’ avere allure.

Cosa pensa Marzia degli uomini?

Bella domanda. Penso che gli uomini siano la più grande gioia tanto quanto la più grande “maledizione” di una donna. Scherzi a parte, ho un rapporto molto ironico con gli uomini, li adoro quando sono impacciati o poco furbi negli atteggiamenti (si sa che le donne sono un pelino più avanti eheh), li “maledico” quando sono poco sensibili con noi donne. Diciamo che tutto sommato se non ci fossero ci si annoierebbe un sacco.

Un capo o un accessorio per cui impazzisci particolarmente.

Impazzisco per le scarpe, le colleziono, ne ho davvero tante, per lo più tacchi.

Musicoterapia, un’arte che va oltre le parole (INTERVISTA)

Credits photo marcofidelfatti

La musica è tra le attività umane quella che attiva il maggior numero di aree nel cervello contemporaneamente.
Parte da qui il nostro viaggio attraverso la musicoterapia, che coniuga due mondi- quello del paziente e del terapista- attraverso una forma di comunicazione non verbale.

Leslie Bunt, docente e esperto di muscioterapia, l’ha definita un’arte che va oltre le parole. Musica e elementi musicali quali suono, ritmo, melodia e armonia, aiutano a favorire la relazione, la comunicazione, l’apprendimento per raggiungere obiettivi terapeutici, come conferma la World Federation of Music Therapy nel 1996 dà questa definizione:

Per entrare più a fondo nel mondo della musicoterapia, su Blog di Lifestyle abbiamo intervistato la presidente FIM -Federazione italia musicoterapeuti- Giulia Cremaschi Trovesi.

Da quando esiste la musicoterapia?

La musica è parte essenziale della vita, per gli esseri umani, da sempre. Da meno di un secolo entra in uso il termine musicoterapia. Per la cultura della Grecia antica, l’educazione musicale era di fondamentale importanza del percorso educativo.

Quali sono gli elementi chiave della musico terapia?

Gli elementi stessi che costituiscono la musica: ritmo – melodia – armonia.

A chi si rivolge la musicoterapia? Quali problematiche affronta?

La musica può far bene e può fare male. La parola è canto, anche se lo abbiamo dimenticato. Musicoterapia
è creare un dialogo diretto attraverso la lettura della persona. Noi siamo corpo, essere nel mondo, noi abitiamo il mondo.
La visione dell’uomo non può essere suddivisa in parti, ossia separare corpo – mente. Questo vale per qualsiasi problematica.

Ci può dare qualche esempio in cui la musicoterapia ha portato a degli ottimi risultati?

Tutti i giorno accadono, negli incontri in musicoterapia, eventi che dimostrano l’efficacia del saper ascoltare una persona, favorire il suo modo di essere, creare un dialogo. Ci sono vari documenti che dimostrano l’efficacia, molti sono sui miei testi.

Ci sono delle tipologie di musica indicate per questo percorso?

Il dialogo in musicoterapia è affidato alle conoscenze, abilità, competenze con le quali il professionista sa calibrare il suo modo di suonare, ossia improvvisare. Se parliamo del pianoforte si tratta di essere abili e competenti nel giocare con ritmo – melodia – armonia.

Un aspetto delicato è quello che riguarda pazienti in coma: come questo tipo di terapia può influire sul paziente?

Creare l’ascolto con una persona in coma è delicato come delicata è la relazione autentica fra persone. Ascoltare una persona attraverso tutta se stessa è sempre un gesto di rispetto, di attesa, di accoglienza, assenza di giudizio.

Quanto la musica può favorire il nostro percorso di crescita personale?

Far del bene agli altri vuol dire far del bene a se stessi. Non si finisce di imparare.

Nonsoloturisti: “State per partire? Se possibile non fate il biglietto di ritorno!”(INTERVISTA)

Girovagando sul web in cerca di viaggi sono ‘inciampata’ nella pagina facebook “Non solo Turisti”. Mi ha subito colpito per un motivo: al contrario di altre mille pagine in tema di viaggi non solo Turisti racconta emozioni.
Racconta tramite foto, descrizioni, consigli. Sono stata subito catapultata a Fuerteventura, per poi volare negli Stati Uniti, passando per San Francisco, Parigi e ancora ritrovarmi pagina dopo pagina in India, Egitto, in Canada rapita dalle maestose cascate del Niagara e incantata dai paradisi naturali della Polinesia.
Non riuscivo più a tornare a casa.

Su Blog di Lifestyle l’intervista a Flavio Alagia, che si occupa dei contenuti della pagina web, di questo diario di bordo che pullula di esperienze, di bellezze naturali, di amore, amore puro per la vita, una vita dedicata a viaggiare.

Vi presentate ai nostri lettori?

Mi chiamo Flavio Alagia, ho un’età compresa tra i 20 e i 40 anni che non intendo specificare, amo viaggiare e mettermi nei guai in modi originali e tragicomici in paesi che la maggior parte delle persone farebbe fatica a individuare sulla mappa. Dopo una laurea di dubbia utilità in giornalismo mi sono immolato in varia misura nell’ufficio stampa dell’Università degli Studi di Verona, in un quotidiano locale sempre nella città scaligera, in una rivista edita da una ONG in Sudafrica. Marco Allegri, il fondatore di NonSoloTuristi.it, mi ha adescato un paio d’anni fa. Da allora scarico le mie manie di protagonismo sul web e impongo la mia tracotante autorità sui nostri collaboratori. Insomma sono il responsabile dei contenuti di NonSoloTuristi.it.

Come nasce NonSoloTuristi.it?

NonSoloTuristi.it nasce come un diario di viaggio, un travel blog personale della coppia italo-britannica Marco e Felicity. I due-cuori-e-un-biglietto-aereo erano partiti nel 2010 per un viaggio intorno al mondo e ne narravano le tappe sul sito e sulla sua versione anglofona ThinkingNomads.com. Quando si sono accorti di avere un certo seguito – complici anche le loro esperienze passate nel marketing online e nel social media management – si sono detti “col cavolo che torniamo a lavorare in ufficio!”, e da allora hanno fatto della nostra piccola zattera virtuale un luogo in cui condividere esperienze, consigli, immagini, racconti e notizie.

Il successo sul web è notevole, quasi 12 mila mi piace: come vi spiegate questo successo?

Dei 12.000 contatti su Facebook siamo ovviamente molto orgogliosi, così come dei 3000 che ci seguono su G+ e degli 86.000 su Twitter. I numeri, però, servono solo per mandare avanti il carrozzone, senza di essi non potremmo presentarci ai nostri sponsor con il petto dovutamente in fuori per esigere le scarsissime risorse che ci consentono di andare avanti. Il vero successo è l’interazione con i nostri lettori, la fiducia che ci dimostrano quando ci chiedono consigli per i loro prossimi viaggi, l’affetto che ci sorprende nel leggere un commento ad un articolo appena pubblicato, il contributo generoso e spontaneo di decine e decine di viaggiatori.

Si tratta di un rapporto delicato ma molto importante che è stato costruito giorno dopo giorno puntando sulla passione che ci anima in viaggio e davanti alla tastiera; sulla coerenza e l’impegno nel cercare di dare voce a tutti; sulla trasparenza – mai abbastanza, ma sempre inseguita – nel riportare fatti e giudizi con onestà e coraggio; sulla scelta spesso criticata di favorire un approccio più professionale, che valorizzi anche linguaggio e forma, senza indulgere in toni troppo emotivi o accentuati personalismi.

Quali destinazioni, mete, Paesi vi hanno colpito maggiormente e perché?

Questa è l’eterna domanda a cui probabilmente non sapremo mai dare una risposta soddisfacente. Ogni luogo ha in sé un po’ di magia che si rivela al momento opportuno a chi ha gli occhi e il cuore per coglierla. Di recente Marco è stato nel freddo Nord, in Islanda e Norvegia, tra ghiacciai, aurora boreale, sole di mezzanotte ed altre incredibili meraviglie. Ci ha portato immagini e racconti capaci di far venire la pelle d’oca anche a Thor e a Ragnar Lothbrok. Io solitamente preferisco mete più calde, anche perché i giacconi nello zaino non troverebbero proprio posto.

Amo molto il mondo arabo, Paesi dal fascino inesplicabile che si caratterizzano con un profondo senso dell’ospitalità e – purtroppo – anche con profonde controversie che nei casi più drammatici portano a quei conflitti di cui abbiamo spesso notizia. Sono stato a lungo in Marocco, dove la cultura araba si confonde con quella berbera e sahrawi. Ho assistito alle elezioni presidenziali in Egitto, un altro Paese centrale nella cultura dei viaggiatori che in questi anni ha subito profonde e inquietanti trasformazioni. E ho raggiunto il Libano, dove la crisi siriana e l’occupazione israeliana continuano a tracciare segni profondi e dolorosi sulla società multietnica di questa incredibile nazione.

C’è un posto che consigliate di vedere almeno una volta nella vita?

Certo, molti a dire il vero. Ma invece di tediare inutilmente i lettori su questa pagina preferisco indicare un elenco dettagliato che include tutte le principali mete che andrebbero assolutamente viste almeno una volta nella vita. Si chiama atlante.

Meglio viaggiare da soli o in compagnia?

“Meglio” forse non è il termine più adatto. Ogni scelta ha i suoi vantaggi e svantaggi. Certo che viaggiare da soli è molto, molto più semplice. Viaggiare insieme è peggio di coabitare. In casa almeno ognuno ha i suoi spazi, esce per andare a scuola o al lavoro, si lascia ipnotizzare per ore dalla televisione. In viaggio invece si è davvero a contatto l’uno con l’altro per 24 ore su 24. Ogni scelta si ripercuote sul gruppo, e se l’esito non è quello sperato la frustrazione di uno alimenta quella degli altri. Io sono molto felice quando incontro qualche compagno di viaggio, ma sapere di poter tagliare la corda in qualunque momento è fondamentale.

Il giorno che troverò una persona con cui io possa viaggiare, non avrò altra scelta che sposarla. Inoltre viaggiare da soli rende più aperti e socievoli, ci si lascia più facilmente assorbire dalla cultura locale, si fanno incontri inaspettati e si vivono più avventure.

“Non solo turisti”: che differenza c’è tra un turista e un viaggiatore?

E chi lo sa? Di solito chi si definisce “viaggiatore” lo fa sempre con una punta di presunta superiorità, come se arrivato in un paese sconosciuto non debba anche lui superare barriere linguistiche e culturali, o non cercasse anche lui le attrazioni più popolari o i souvenir più bizzarri. Certo che se per qualcuno viaggiare significa prenotare una vacanza all inclusive sul Mar Rosso una volta l’anno, allora è davvero un turista e nient’altro.
Ecco perché “non solo turisti”. Turisti lo siamo tutti quando visitiamo per la prima volta un posto nuovo, non c’è niente di male. Ma sforzarsi di capire, di conoscere, avvicinarsi al diverso con rispetto e umiltà… ecco, questi atteggiamenti possono talvolta renderci qualcosa in più che semplici visitatori di passaggio, possono permetterci di catturare l’essenza di un luogo e portarne un pezzettino con noi. In modo che il viaggio fisico sia anche un viaggio interiore verso la persona in cui ci stiamo trasformando crescendo.

Ci lasci con tre consigli per chi si appresta a fare un viaggio importante?

Fare una copia digitale di tutti i documenti importanti e inviarsela per email; cenare un’ultima volta con tutti gli amici più cari, gustando i piatti preferiti della propria cucina regionale; se possibile, evitare di comprare il biglietto di ritorno.