martedì, 26 Novembre 2024

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Chiara Nasti: “Se non vi piace quello che scrivo non comprate il mio libro” (INTERVISTA)

Iper criticata e giudicata da molti frivola e infantile, Chiara Nasti, per i suoi followers @nastilove, in questo libro-diario ha raccontato la sua vita privata, il percorso che l’ha portata ad essere una delle blogger di moda più seguite, con i suoi consigli di stile, nonostante abbia solo 16 anni.

chiara nasti

Contesa fra le varie ed importantissime case di moda, la giovane blogger napoletana vanta un successo straordinario, che l’ha spinta a scrivere questo libro, “Diario di una fashion blogger“, edito da Mondadori e disponibile in libreria dal 23 settembre.

Mi tremano le mani mentre scrivo, sono molto nervosa, penso alle vostre reazioni, a cosa direte, se la cosa vi piacerà. Cerco di passarvi almeno qualcuna delle mille emozioni che ho provato durante i primi shooting, durante i primi lavori…La frenesia e lo smarrimento durante i primi viaggi. Ora sto iniziando ad essere sicura e a crescere. Io lo sto facendo a mio modo, spero un modo buono, un modo giusto…Siamo liberi di scegliere come farlo, ma sempre con consapevolezza, fierezza, dignità e correttezza“.

copertina del libro

Il libro ha portato con sè successo e anche molte critiche e noi di Blog di Lifestyle abbiamo contattato Chiara, che ci ha raccontato come sta vivendo questo momento sotto i riflettori della popolarità.

Se dovessi utilizzare 3 aggettivi, quali useresti per descriverti?

Semplice, ironica e determinata.

Cos’è per te una fashion blogger?

Una ragazza che può essere un punto di unione tra le aziende ed il pubblico, che mostri cosa le piace, quali sono i trend del momento e che sappia interpretare le tendenze.

chiara nasti

A chi o a cosa ti ispiri nel tuo lavoro?

Mi sono sempre ispirata a Chiara Ferragni, ma ora cerco di creare un qualcosa che mi rispecchi e che sia unico per me.

Tra le fashion blogger quale ti piace di più e perché?

Come dicevo Chiara assolutamente, è la regina.

Ti consideri una fashion blogger? O come ti piace definirti?

Direi semplicemente una blogger.

chiara nasti per imperfect

Dicono che non sei una vera fashion blogger, ma una socialite, una ragazza che vuole solo apparire.

Posso dirti che onestamente non do molta importanza a cosa pensano di me. Mi diverto e sono me stessa.

Cosa rispondi a queste critiche mosse dal sito Impulse.it, ramo di Grazia.it?

Io leggo sempre cose buone e meno buone, tutto può comunque darci ispirazione per far meglio o capire se c’è qualcosa che non va. Credo che a volte dimentichino che sono una 16enne e che tutto andrebbe visto con molta più semplicità e meno accanimento.

Parliamo del tuo libro, appena uscito in libreria. Cosa ti ha spinto a scriverlo e lanciarti in questa nuova avventura? Ti vedi nella veste di scrittrice?

No, in veste di scrittrice no, ma mi sono divertita moltissimo. Mondadori mi ha dato una grandissima mano e ne sono contenta.

Come tutti i personaggi “pubblici” ricevi tanti apprezzamenti e altrettante critiche. Cosa rispondi a chi non ha apprezzato la scelta del libro?

Che non deve comprarlo per forza.

Chiara insieme ai suoi fan

Hai mai pensato che questo lavoro nato un po’ per caso ti abbia sottratto del tempo, vista la tua giovane età?

Credo che mi abbia e mi stia regalando bellissime esperienze e voglio viverle fino in fondo.

Ti abbiamo vista in tv e ora in veste di scrittrice: cosa ti aspetta per il futuro?

E chi lo sa…

chiara nasti

Ahmed Barkhia: un bacino per tornare a camminare (INTERVISTA)

Credit Photo: Ahmed

Quella che segue è la storia di Ahmed Barkhia.
Ma potrebbe essere la storia di tutti noi e allora ho deciso di raccontarvela. In casi come questi l’informazione diventa di vitale importanza ed ecco perché lascio che sia lui a raccontarvi attraverso quest’intervista del male con cui Ahmed combatte da 8 lunghi anni, senza mai arrendersi.

Il tempo è tiranno.
E questo Ahmed hai dovuto impararlo sulla tua pelle quando hai scoperto che la malattia di cui soffri da circa 8 anni ti costringerà su una sedia a rotelle. Ci racconti cos’è l’osteonecrosi?

Questa patologia aggredisce il tessuto osseo, togliendogli l’ossigeno. Questo, alla lunga, porta alla morte del tessuto stesso, rendendolo molto debole. Il risultato è che l’osso si sfalda lentamente non potendosi più rigenerare. Attualmente la zona colpita è quella delle articolazioni inferiori del mio corpo, in particolare le anche ed il bacino.

Questa è una di quelle storie che ti insegna che la forza di volontà è tutto. Come è cambiata oggi la tua vita Ahmed?

Fino al gennaio del 2014 ero sulle Dolomiti a sciare, a maggio l’ultima visita ha dato come risultato un’accelerazione del processo. I medici mi hanno consigliato di agire in tempo (novembre) per evitare di perdere l’uso delle gambe. Il dolore aumenta di giorno in giorno ed ora neanche più i farmaci hanno effetto. Sono sempre stato un guerriero nella mia vita, ogni sfida l’affrontavo con rispetto e dedizione ma oggi posso dire di aver scoperto che è possibile (e necessario) superare i propri limiti. Oggi non posso ancora correre con le mie gambe ma grazie agli amici più stretti lo sto facendo lo stesso, loro hanno scelto di condividere con me questo fardello e mi stanno aiutando in questa battaglia contro un nemico molto potente. Malgrado la riduzione continua della mia mobilità, grazie alla forza di volontà ho potuto correre alla Color Run, scalare il Gran Sasso ed il Terminillo, raggiungere la cresta dei Carpazi ed infine scontrarmi sulla piana di un evento fantasy-medievale con altri compagni d’arme. La mia vita è cambiata moltissimo ma cerco di non farlo sembrare agli altri, anche se è molto difficile.

Oggi ti occupi di crowdfunding.
Perché quando sono necessarie informazione, istantaneità e contatti (molti), internet e i social si rivelano una grande risorsa. Ci racconti della tua campagna #UNBACINOPERAHMED?

Quando ho scoperto il reale problema che si nascondeva dietro questa patologia ho raccolto le mie forze ed iniziato a pianificare una strategia. Provenendo dal campo informatico ed avendo avuto esperienze nel business development nell’ambito delle Startup, ho applicato le mie conoscenze per creare una piattaforma di crowdfunding ed utilizzare i social networks. Per quanto riguardava il nome della campagna all’inizio era HELP AHMED BARKHIA ma dopo una prima analisi risultava complesso da ricordare perciò è cambiata in #UNBACINOPERAHMED che ha questo simpatico doppio senso con cui ho dato il via ai video in cui ricevo dei bacini volanti. Mentre stavo sviluppando l’attuale piattaforma ho dovuto appoggiarmi su un sito che dava la possibilità di raccogliere fondi ma ho perso il 17% delle donazioni a mio favore a per via della tassazione che prevedeva (compreso paypal). Dopo l’evento Steampunk Roma ho avuto modo di creare due interessanti call to action, una che coinvolgesse il mondo delle barbe (e dei baffi) ed un’altra le t-shirt. L’Ahmed Barkhia Mustache è una cera per baffi che viene venduta con un pamphlet in cui si spiega come curare la propria immagine e consigli su come applicare la cera per creare degli effetti fantastici, la t-shirt Ahmed Barkhia riprende il logo della Ahmed Barkhia Mustache e lancia messaggi sulla liberazione dei baffi. Devo dire che sono stato fortemente ispirato da Movember.

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Esattamente Ahmed come possiamo aiutarti? 75 mila euro sono tantissimi, quanti ne mancano ancora?

La cifra che devo raggiungere per poter ricevere l’intervento completo è di 75000€ ma entro fine novembre dovrò necessariamente operarmi alla prima gamba, quella destra. Il costo del primo intervento è di 37500€ perciò ad oggi mi mancano 28900€ che posso raggiungere solo attraverso le donazioni che posso ricevere da tutti. Non è difficile potermi aiutare, infatti come ho accennato prima è possibile eseguire una donazione libera sul sito www.ahmedbarkhia.net oppure comprando una t-shirt ed infine utilizzare la Ahmed Barkhia Mustache. Ovviamente è possibile donare direttamente a mano durante gli eventi che pubblico sulla fan page della campagna.

È possibile anche acquistare una t-shirt per sostenere la tua causa. L’idea è fantastica, il logo simpaticissimo, potrebbe anche essere un’ottima idea regalo. Dove è possibile acquistarla?

Sì. Attraverso la piattaforma TeeSpring è possibile acquistare le magliette della campagna per indossarle o regalarle. Magari se volete regalare qualcosa di simpatico ai vostri uomini (padre, fratello, partner, amante, amico) potete abbinare la maglietta alla cera per baffi.

L’informazione è di fondamentale importanza e lo scopo di questa intervista è quello di far conoscere a quante più persone possibili la tua storia, che potrebbe essere la storia di molti altri. Ti lascio con un grande in bocca al lupo Ahmed e ti chiedo di lanciare un messaggio ai nostri lettori.

Dal profondo del cuore vorrei dire di non smettere mai di sorridere. Perché il sorriso ci permette di stare sereni malgrado il buio che è intorno a noi. Perché è quel lume interno che sconfigge ogni paura ed ogni tenebra. Perché è contagioso. Perché è un fortissimo strumento di socializzazione. Perciò, vi prego, sorridete sempre. Qualcuno sicuramente sorriderà insieme a voi!

La stylist Alessandra Rinaudo: “L’abito da sposa è un ‘per sempre’ bellissimo” (INTERVISTA)

Un abito da sposa perfetto per il “sì”. Nicole Spose celebra la nuova collezione con un super evento glam nel suo atelier di Milano. Le future spose hanno avuto l’opportunità di ascoltare i preziosi consigli di Alessandra Rinaudo, bravissima stylist italiana, protagonista anche del programma l’Abito dei Sogni in onda su Real Time. Bellissime le collaborazioni con Enzo Miccio e tantissimi altri fashion guru. La collezione Nicole Spose è un mix perfetto di romanticismo classico e modernità, per essere sempre al passo con i tempi conservando la magia tradizionale del matrimonio.

La stylist Alessandra Rinaudo: "L'abito da sposa è un 'per sempre' bellissimo" (INTERVISTA)

Alessandra Rinaudo si confessa in esclusiva per i lettori di Blog di Lifestyle.

La stylist Alessandra Rinaudo: "L'abito da sposa è un 'per sempre' bellissimo" (INTERVISTA)

Come scegliere l’abito giusto? Quello che permette alla sposa di ricordare il giorno più bello della sua vita?

Sicuramente focalizzarsi sulla propria caratterialità. Sì ai consigli di una, massimo due persone, quelle che ti conoscono di più e sanno consigliarti perfettamente, ma bisogna “sentire” il vestito e capire autonomamente che sia quello “giusto”. Importanti possono essere i consigli un esperto, uno stilista, per fare la scelta migliore. La sposa è bella quando è ancor più bella nel suo esser bella quotidiano. Bisogna esser se stessi, sempre.

Tra pizzi, merletti, paillettes e decorazioni, quale sarà il must have di questa stagione?

Quest’anno il must è il romanticismo, che può essere di pizzo francese o di ricamo. Se l’abito è lineare, il pizzo è ricercato. Se invece è un abito più ampio allora lo stile è più principesco, luminoso e ricco.

La sposa italiana sceglie il classico e tradizionale bianco o riesce ad osare sempre di più con altri colori e particolarità?

La sposa italiana è molto fantasiosa. È più fashionista rispetto alla media e per questo osa di più. Il bianco seta va per la maggiore, ma crescente è l’interesse per il gold, il cipria e i pastello delicato o il tocco di colore che si abbina alle location. Le donne italiane amano la personalità, distinguersi.

La stylist Alessandra Rinaudo: "L'abito da sposa è un 'per sempre' bellissimo" (INTERVISTA)

Come è nata la sua passione per la moda e gli abiti da sposa?

A me la moda è sempre piaciuta. Anche mia madre aveva un negozio di abiti da sposa. Da piccola in realtà lo detestavo e non credevo di avere un futuro in questo campo. Con l’età sono cresciuta e ho apprezzato questa moda “speciale”. La moda sosa, infatti, è più particolare: ti permette di conoscere la cliente, di seguire passo dopo passo, fin dalle origini, il processo di creazione e realizzazione dell’abito. Il materiale è bellissimo, e adoro fare un’haute couture per tutte.

La stylist Alessandra Rinaudo: "L'abito da sposa è un 'per sempre' bellissimo" (INTERVISTA)

Abito dei Sogni, un programma di successo su Real Time che permette alla sposa di scegliere il suo vestito perfetto. Come riesce a portare la moda in televisione e quali consigli darà alle clienti?

Quest’anno il programma si evolverà, perché andremo a chiamare le spose non soltanto di Milano ma di tutta Italia e daremo così un contesto più ampio: andremo in giro per lo stivale, nei più begli atelier del nostro paese.
È bello portare l’esperienza di vita, la quotidianità, l’amore, per rendere ricco il programma che non perderà il senso originario, quello dell’incontro tra la sposa e il suo abito.

C’è un abito al quale è più legata? Cos’ha di speciale?

La sirena è uno dei modelli ai quali sono legata di più. Mi ha rappresentato in un momento della mia vita. A me piace sia l’abito lineare sia quello ampio, ma deve avere carattere e non essere banale o troppo semplice. Quest’anno ci sarà un mix tra romantico tradizionale e moderno. La sposa è giovane e bisogna trasformare il “per sempre” dell’abito da sposa nel nostro mondo attuale.

La stylist Alessandra Rinaudo: "L'abito da sposa è un 'per sempre' bellissimo" (INTERVISTA)

A cura di Fabiola Granier, Valentina Scillieri, Tatjana Ucci

Bruno Barbieri: ‘Non dimentico le mie origini’ (INTERVISTA)

quotidiano.net

Per festeggiare i 120 anni dalla sua nascita, il brand Lucano ha creato un connubio perfetto fra tradizione e innovazione. Con la conferenza di ieri la famiglia Vena ha lanciato una nuova selezione di prodotti dal nome “7 stelle”, per richiamare alla mente del pubblico il testimonial d’eccezione di questa campagna: Bruno Barbieri, lo chef italiano con più stelle Michelin (7 per l’appunto).

Noi di Blog di Lifestyle siamo riuscite a strappare un’intervista lampo a questo grande nome della cucina italiana. Sentite – o meglio leggete – che cosa ci ha detto.

Che rapporto ha Bruno Barbieri con la sua terra d’origine e quanto l’Emilia ha influito sul suo concept di cucina?
Bhè, è chiaro che la mia terra di origine ha influito molto sul mio modo di fare e di vedere la cucina. E questo non solo per quanto riguarda la storia della mia famiglia – ricordo in particolare il legame profondo con mia nonna – ma anche per quanto riguarda la regione, il territorio. Sin da bambino la mia idea di cucina respira quest’aria della mia terra natale, della mia famiglia. Una cosa che ci tengo a sottolineare è il fatto che io non dimentico da dove arrivo, da dove sono partito. Questo è importante perchè poi uno arriva nel mondo della televisione, del cinema, e molto spesso il passato, la propria origine, tende a dimenticata. Però io faccio tutt’altro, faccio il cuoco, e non mi sono dimenticato, non posso dimenticarmi da dove vengo e da dove è partito il mio lavoro e la mia passione per la cucina.

Parliamo di Masterchef. Lei ha lavorato sia con la categoria “senior” che con la “junior”. Quale delle due preferisce? Che differenze ci sono fra le due?

Sono due cose diverse. Sinceramente in junior Masterchef mi sono un po’ rivisto: io alla loro età – otto, nove anni – ero così, avevo voglia di scoprire, di trovare, di inventare, avevo già questo sentimento gastronomico che mi avvolgeva e sentivo che mi cambiava giorno dopo giorno. Fra le due categorie un po’ di differenza è normale che ci sia. Nel Masterchef quello “per adulti” arrivano comunque uomini e donne che hanno già un’età, che cercano probabilmente quella parte di televisione, quel momento di celebrità tanto desiderato. I ragazzini invece sono diversi: la cosa incredibile che li caratterizza e che quanto tu gli dici una cosa, un secondo dopo loro hanno già capito e l’hanno già memorizzata. Se tu, ad esempio, durante un assaggio gli suggerisci la ricerca della centralità nella composizione e il fatto che il piatto debba essere verticale anzichè orizzontale, il piatto dopo è già impiattato perfettamente.

In un certo qual senso poi è anche più facile lavorare con i questi giovanissimi talenti, che hanno il cervello pulito, libero da tutta una serie di contaminazioni. Contaminazioni non solo gastronomiche, ma anche televisive: è innegabile che Masterchef sia un programma che ormai tutti conoscono, quindi è chiaro che chi vince diventerà poi una star. In questo senso gli adulti sono molto competitivi, magari meno aperti e disposti ad imparare a migliorare e migliorarsi. I ragazzi invece sono liberi da tutte queste logiche: si divertono, giocano, sperimentano, imparano ad amare sin da giovani tutta una serie di prodotti gastronomici che magari non conoscono. Mi viene a proposito in mente quella volta in cui – mentre mi trovavo a Londra – mi è capitato un episodio che mi ha lasciato senza parole: ero in un supermercato a fare la spesa e ho notato un ragazzino che, prendendo in mano un pollo, ha chiesto alla madre che cosa fosse quell’alimento. Queste cose chiaramente in Italia non succedono, ed è solo un fattore positivo perchè indica che i ragazzi, fin da piccoli, vengono educati alla cultura del cibo e all’apprezzamento dei nostri prodotti gastronomici.

A cura di Valentina Scillieri e Tatjana Ucci