mercoledì, 8 Maggio 2024

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Magik Albert: “Che la magia abbia inizio” (INTERVISTA)

Quando l’ho conosciuto mi ha messo una pallina rossa in una mano e, dopo un “sim sala bim”, le palline rosse nella mia mano erano due. La solita domanda su come avesse fatto è sorta spontanea, accompagnata da un’espressione incredula. Ma un vero mago non svela mai suoi trucchi. Un vero mago sorprende, illude, recita, stupisce. Alberto Coffrini, in arte Magik Albert, giovane talento di Parma, classe ’98, l’ha fatto. E non ho potuto lasciarmi sfuggire l’occasione di avvicinarmi ad un mondo affascinante, misterioso e spettacolare. Un mondo non da comprendere, ma da applaudire.

Alberto, come hai scoperto la tua passione per l’illusionismo?
L’ho scoperta all’età di sei anni, quando i miei genitori mi hanno regalato una scatola di magia a Natale ed è stato amore a prima vista. Ho cominciato a fare giochi di prestigio e da quel momento ho sempre chiesto regali riguardanti la magia. Superati i giochi, la mia curiosità mi ha spinto a conoscere la magiaattraverso libri, così andavo spesso in biblioteca a cercare testi sul tema. C’è stato poi un periodo di circa due anni, in cui ho un po’ messo da parte questa passione, ma poi ho ripreso alla grande partecipando a concorsi e programmi televisivi e tenendo piccoli spettacoli ovunque ne abbia l’occasione.

Pensi sarà questo il tuo futuro?
Non penso sarà questo il mio futuro, ma sarà sempre una passione che porterò con me. Continuerò a coltivarla, dando comunque priorità agli studi, e poi chi lo sa, se crescerà tanto da prevalere su qualcosa di più concreto, ben venga. Non ho ancora un’idea precisa su quello che farò da grande, ho ancora tre anni per rifletterci su, per ora mi godo la mia adolescenza.

Dopo qualche comparsa in TV, su quali altri palcoscenici ti sei esibito?
Mi sono esibito molte volte attraverso un’agenzia grazie a cui ho avuto la fortuna di lavorare anche con i comici di Zelig per quattro serate. Poi ho partecipato al Campionato Italiano di Magia in Valle d’Aosta, riuscendo ad arrivare in finale. Adesso mi esibisco un po’ qua e là, appena ne ho la possibilità o su invito.

Quali caratteristiche pensi debba avere un mago?
Ci sono tanti tipi di mago, per iniziare. C’è il mago comico, il mago classico, c’è il mago moderno. Io, per il mio stile e per la mia personalità, mi riconosco più nel mago classico, nonostante poi i miei giochi richiamino anche lo stile del mago moderno. In generale però un illusionista deve essere spigliato e calmo. L’emozione c’è sempre ed è lei che ti aiuta a non sbagliare e a impegnarti sempre di più, però si impara a domarla. Bisogna essere forti e preparati alle critiche, essere in grado di trasformarle in lezioni e risultati positivi.

Il pubblico è mai riuscito a smascherare un tuo numero?
Partendo dal presupposto che un errore possa sempre capitare, un bravo mago è quello che riesce a deviare velocemente l’attenzione e a condurre così il gioco verso la soluzione. Mi capita qualche volta che a fine spettacolo mi chiedano: “ma hai fatto così, vero?”, e io rispondo nella maniera più evasiva possibile.

Cosa provi quando ti esibisci?
Provo emozioni sia quando mi esibisco che quando assisto ad uno spettacolo. Quando il pubblico applaude me, sento proprio i brividi lungo tutto il corpo ed è davvero bellissimo. Con i riflettori addosso, il pubblico, l’atmosfera, è una sensazione, è il caso di dire, magica.

Hai un idolo a cui ti ispiri?
Jeff McBride. Fa sognare con le sue magie in stile orientale. Uno dei più grandi maghi italiani è invece Mirko Menegatti.

Per finire, lasciaci con una frase da mago…
Noi maghi conosciamo tanti trucchi, ma uno è il più importante: riuscire a far emozionare.

Ecco il video con un’esibizione di Magik Albert .

Andrea Diprè: “Io e Sara Tommasi ci sposiamo” (INTERVISTA)

Lo conosciamo tutti. Ma proprio tutti. Perché un personaggio come lui è impossibile ignorarlo. O lo si ama o lo si odia. Parliamo di Andrea Diprè, avvocato, critico d’arte, youtuber, fondatore del dipreismo, eclettico e versatile. Si è raccontato a noi di Blog di Lifestyle, senza peli sulla lingua, perché lui non ne ha, e ci ha svelato alcuni dettagli sulla tanto chiacchierata storia con Sara Tommasi.

Buongiorno Andrea, il pubblico del web la conosce perfettamente grazie ai suoi video, ma tutti sicuramente si chiedono: ci è o ci fa? Come si descrive nella vita privata, a telecamere spente?

Sicuramente penso di essere una delle pochissime persone che non è obbligata ad avere una maschera. Tutto quello che io faccio risponde alla mia indole, a me stesso. Si capisce benissimo anche nei filoni che io seguo nei miei video, il Diprè per Lei e il Diprè per il sociale. Nel Diprè per Lei vengono solo opere di arte mobili, ovvero individui di sesso femminile che io incontro certo per fare audience ma anche con uno scopo sessuale, di incontro sessuale, perché il Dipreismo è fondato sul sesso, sulle sostanze stupefacenti e sul denaro liquido e quindi è normale che il sesso sia fondamentale. Mentre il Diprè per il sociale rispecchia la necessità di fare dei video che siano molto visti e seguiti.

Si trova spesso a che fare con personaggi molto singolari, diciamolo spesso trash, che comunque hanno un gran seguito tra i social. Lei che li ha più o meno conosciuti tutti, può dirci, a suo parere, qual è la chiave del loro successo?

Il mio punto di vista è un punto di vista numerico. Le classificazioni non esistono per me, per me esistono solo gli individui che fanno un certo numero di visualizzazioni, che provocano un certo numero di pagine, che hanno un potere di far parlare di sè o no. Infatti trovo scandaloso che le enciclopedie siano piene di soggetti che non valgono nulla e che qualcuno pensa che siano importanti e hanno anche vie titolate e invece soggetti che fanno parlare, che hanno fama ma che non vengono riconosciuti come importanti. Io mi domando ma chi è che può definire che un Rosario Muniz sia meno importante di Petrarca, chi lo stabilisce questo? Esiste un “io” che deve stabilire che un essere umano sia più trash di un altro? Io direi che in base ai numeri non è meglio Petrarca che invece ci obbligano a studiarlo.

Certo è vero che da un punto di vista sensoriale, dei sensi preferisco un Diprè per lei, che un Rosiario Muniz, ma dal punto di vista dei numeri la bilancia è chiara. Per me è trash anche la politica, anche Renzi è trash, Renzi, come per dire qualsiasi altra persona, ma anche di politici mondiali, internazionali, chiunque è trash, chi definisce che cosa è importante e chi non lo è? In realtà, ora siamo nella fase del Dipresmo distruttivo, che è la fase attuale che stiamo vivendo, una fase in cui bisogna abolire ogni falso mito e azzeriamo tutto. È chiaro che se il Dipreismo fosse politica, religione e monarchia io Andrea Diprè stabilirei sotto una cerchia di gerarchia cosa conta e cosa no. Cambierei i libri scolastici. Ad esempio, nel Dipreismo non ci sarebbe mai stato un Expo dei cibi, ma un Expo delle droghe, ad esempio, lo stand della Colombia avrebbe avuto la Cocaina, lo stand Italiano avrebbe avuto la marijuana leccese, quello di New York avrebbe avuto la coca del Bronx, Las Vegas di acidi, voglio dire, tutte cose che farei nel Dipreismo instaurato, che non c’è. Non sono un utopista, so che non c’è e probabilmente non ci sarà mai, ma io vivo come se non ci fossero i governi, non riconosco l’Italia come Stato, così come gli altri Stati, non esiste per me lo Stato, esiste solo il Dipreismo.

Parliamo un po’ di lei, negli ultimi tempi il gossip si scatena, si parla di questo matrimonio con Sara Tommasi, siete stati spesso fotografati insieme, a noi può dirlo quanto c’è di vero dietro questa storia?

C’è questa relazione che è assolutamente vera, però è una relazione dipreista. Intanto il matrimonio che era fissato per il 24 Maggio a Las Vegas non sarà più li, ma in Costa Azzurra, o il 24 o leggermente dopo, però la zona si è spostata verso Nizza, Montecarlo o Cannes, per far partecipare più dipreisti che sono più in Italia che all’estero. Il rito sarebbe un rito dipreista, che per me ha assoluto valore anche se per altri potrebbe non averne. È anche vero che quando si fa un rituale, di qualsiasi tipo sia, quello rappresenta già un legame. Anche se io comunque continuerei a frequentare tutte le altre opere mobili, non c’è assolutamente la monogamia. Con Sara Tommasi ci vediamo costantemente dipende anche da lei, se riesce ad accogliere in pieno il dipreismo, perché ha ancora molte pressioni dettate dalla vecchia maniera, dalla tradizione. Noi questa sera dovevamo fare l’addio al celibato insieme, vediamo se è ancora confermato. Perché su di lei ci sono pressioni di altra gente, tradizionalista. Vediamo fino all’ultimo.

Non possiamo non chiederle anche del film hard a cui ha partecipato..

Il film è scaricabile sul sito. L’attore vero è Max Felicitas che anche Rocco Siffredi ha dichiarato essere il suo miglior erede. Io ho partecipato sia per la stima che ho verso Max Felicitas ma anche perché il dipreismo vuole dimostrare che Andrea Diprè può fare qualsiasi cosa. Io rispondo solo alla mia monarchia, quindi non me ne frega nulla. Certo, finora io posso solo dire: “compratelo questo film”, non posso imporlo, ma se fossi monarca assoluto sarebbe distribuito in tutte le scuole.

La sua vita è ricca di soddisfazioni e successo, ma c’è un sogno nel cassetto che ancora vuole realizzare?

La mia vita è come quella degli Ebrei, sono in continua ricerca della terra promessa, sono schiavo in un mondo non dipreismo. La politica l’ho abbandonata, perché la politica democratica è una cosa inutile, immagini un politico che venga beccato a fare un’orgia, non so se potrebbe continuare a fare quello che fa. E per me quello non è potere, sono solo cavolate.Il potere è un altra cosa. Il potere ce l’ha la regina d’Inghilterra. Ma ancor di più i capi di Stato assoluti, qualcuno li chiama tiranni, in realtà sono monarchi illuminati. C’è chi può vantare questo, paradossalmente mi sembra strano che la super potenza americana non abbia un monarca, ma un presidente elettivo. Voglio dire passa il mandato ed è finita. Non mi occupo più di queste cose qua anche se confesso che un Diprè per Lei con le ministre attuali lo farei volentieri.

Il mio unico sogno è che si instauri il dipreismo assoluto. Ma so che rimane un sogno anche se io vivo fino all’ultimo per combattere affinché si realizzi. Ripeto non sono un utopista, non mi permetterei mai di andare con una fionda al Palazzo del potere perché so che non gli farei nulla. Io se attacco è perché so di avere la forza per farlo. Al 99% qualcuno dirà che non ce l’avrò mai, per questo sto teorizzando un dipreismo metafisico, cioè che si instaurerà su un altro pianeta. C’è qualcuno che mi chiede: “a chi ti paragoni?”, l’unico che mi viene in mente è Gesù Cristo, per quanto siamo su lati diametralmente opposti, come pensieri, valori ecc ma lui è l’unico che ha provato a portare il suo regno. Ha fatto una brutta fine ma secondo i credenti il suo regno è di un altro mondo e anche io arriverò a dire questo: il dipreismo è di un altro mondo, dove sesso, droga ecc regnino è chiaro che solo chi è dipreista lo vivrà, tutti gli altri andranno all’inferno.

Una domanda un po’ più personale, tornando indietro rifarebbe esattamente le stesse scelte?

Ma si. Io mi adoro in un modo incredibile. Anche se capisco che ho dei limiti, so che ci sono ma mi auto compiaccio vivendo fino all’ultimo. Sono convinto della teoria metafisica, io son sicuro che dopo questa vita mi si spalancheranno le porte del regno dipreista. E lo dico anche a quelli che vogliono farmi del male: “attenzione perché ce la pagherete dopo”.

Lei è un critico d’arte, forse il più famoso del web, qual è il suo artista preferito?

Io ti ringrazio per questa domanda. Io per lo Stato sono un avvocato, ho conseguito la Laurea a Trento, ho fatto i miei due anni di pratica e conseguito il titolo di avvocato, dopo 4, 5 anni che ero iscritto al consiglio dell’ordine degli avvocati di Trento mi hanno cancellato sia perché dicevano che facevo un programma televisivo con i pittori, sia perché alcuni miei atteggiamenti, per esempio quando presentavo dei quadri con una modella nuda vicino, non erano compatibili con il decoro della professione, ovviamente era solo una scusa per estromettermi.

Mentre il titolo vero che mi sono data per le mie intuizioni è quello di critico d’arte. Voi sapete che nel calcio si suole dire che esiste il calcio prima e dopo Maradona. Nell’arte esiste un prima e dopo Diprè. Nella vita mi paragono a Gesù Cristo, nell’arte a Giotto. Come Giotto cambiò il modo di dipingere, io sono il primo nel mondo a dire che arte non è più il quadro, la poesia, la scultura ma il quadro si identifica con il sesso femminile. E le donne dovrebbero essere orgogliose perché nel dipreismo c’è una centralità estrema. I riti dipreisti sarebbero ufficiati non da 5 preti che disturbano ma da sacerdotesse dipreiste. La donna avrebbe un ruolo egemone. Ovviamente non superiore al mio. Come la piramide egiziana ci sarei io per primo e poi al primo grado le sacerdotesse dipreiste.

Concludiamo con un saluto ai lettori, ma soprattutto alle lettrici di Blog di Lifestyle, in tema Diprè?

I miei seguaci son quasi tutti maschi. Un vero dipreista sarebbe felice di essere “dominato” da una donna, a parte questo saluto tutti quelli che leggeranno quest’intervista. “Catafratto e sibaridici” sono i miei vocaboli che tutti i dipreisti conoscono. La mia massima filosofica è “il cielo stellato sopra di me, la legge morale dentro Diprè”, il cielo stellato richiama l’altro pianeta, la morale dipreista si identifica con un’intera notte di sesso e droga.

Milano Vintage Week: secondo e terzo giorno (INTERVISTA)

Il secondo giorno della vintage Week è terminato, ma è assolutamente stato una conferma delle meraviglie che ci aveva riservato il primo.
Inutile resistere a questo viaggio del tempo, che inizia non appena si varca la soglia dello show-room, e che lascia senza parole. Ogni cosa, dagli abiti agli accessori, ai pezzi unici di design d’altri tempi, catturano l’attenzione e la curiosità, e ricostruiscono la storia del glamour del ‘900.

L’atmosfera profuma di grande occasione. Grande occasione per chi è appassionato di moda e stile, grande occasione per chi vuole fare un viaggio del tempo rimanendo fermo, per chi ha voglia di staccarsi dalla frenesia della città e buttarsi nei colori vintage degli stand. Grande occasione anche per chi non comprende a pieno il termine vintage e, con questa occasione, vuole scoprire ogni sua sfaccettatura.

La Milano Vintage Week è una grande occasione anche per tutte le opportunità d’incontro che offre. L’agenda della settimana è, infatti, fittissima.
Ieri è stata la giornata di Aura Nobolo, giornalista, scrittrice ed esperta di savoir-faire, che ha iniziato il suo imperdibile ciclo d’incontri dedicati a come ricevere, sposarsi e gestire il denaro con stile.

Le abbiamo fatto alcune domande.
Secondo lei cosa è lo stile?
Semplicità.I miei libri non parlano di galateo ma di educazione (buona) e per questo sono molto vintage oriented.

Oggi ha parlato di ‘ricevere con stile’, quale è l’errore più comune quando si sceglie di organizzare la cena?
Il rischio è di esagerare: con il menù, con gli invitati, con le proprie risorse. Anche in questo caso la semplicità è l’arma vincente. Basta un piatto solo cucinato con attenzione per rendere una cena indimenticabile. Le regole sono poche ma ferree.

Ad esempio, quali?
Non dire buon appetito, a meno che non ci si trovi negli States o in Francia. Ci sono ragioni storiche che sconsigliano di utilizzare questa espressione in Italia, e risalgono al feudalesimo, alle rare occasioni in cui i signori offrivano il cibo ai servi della gleba dicendo loro ‘buon appetito’.

A proposito di cene, come si distribuiscono gli ospiti intorno alla tavola?
Alla destra della padrona di casa va posto sempre l’uomo più importante o il più anziano della serata. Alla sua sinistra il meno conosciuto perché lei lo possa introdurre agli ospiti. Alla destra e alla sinistra del padrone di casa, le consorti dei due precedenti. Le coppie rigorosamente separate per muovere la conversazione. In questo tipo di gestioni gli inglesi sono maestri.

Di cosa parleranno i prossimi incontri che terrà?
Uno sarà “posso, non posso e potrei”, tratta di come vivere con stile, indipendentemente dalla condizione economica. Parleremo poi di come sposarsi con stile, perché anche in questo ambito è necessario molto equilibrio per non cadere nel trash, che è sempre in agguato, ancor più in queste occasioni.

Ecco, infine, gli altri incontri della Milano Vintage Week che si terranno oggi, venerdì 11 aprile:
– 12.00 – 20.00 Vintage make-up day a cura di Caterina Todde make-up artist e consulente d’immagine
– 12.00 – 20.00 Lush Time: scoprite i cosmetici freschi e fatti a mano come una volta. Lush offre a tutti un profumato e golosissimo trattamento di bellezza per le mani.
– 15.00 “Ricevere con stile” a cura di Aura Nobolo
– 16.00 “Alla scoperta dei bijoux vintage” a cura di Bianca Cappello
– 18.00 “Sposarsi con stile” a cura di Aura Nobolo.

Da non perdere.

[Credit: direttore organizzativo Milano Vintage Week]

Never Give Up, un supporto contro anoressia e bulimia (INTERVISTA)

L’anoressia e la bulimia rientrano nella categoria dei Disturbi di Comportamento Alimentare. Purtroppo ne soffrono moltissime giovani, e meno giovani, donne. Sono disturbi molto pericolosi, che se non trattati professionalmente possono condurre anche alla morte. È recente la storia di Jodi Cahill, la ragazza australiana diventata anoressica dopo quattro anni in cui ha scoperto di avere lo stesso padre di sua madre, vittima in casa di ripetute violenze, riportano alla ribalta sulle cronache internazionali il tema dei disturbi alimentari.
Ma Jodi non è l’unica. In questi anni si sono susseguiti una serie di esperienze che dovrebbero farci riflettere. Nasce per questo NEVER GIVE UP, una Onlus che dal 2014, a Roma che si sta battendo per sollevare quel velo che cela situazioni di disagio personale e spesso sottaciute.

Noi di Blog di Lifestyle abbiamo contattato Stefania e Simona Sinesi, rispettivamente presidente e vice presidente di NEVER GIVE UP, che ci hanno raccontato il loro progetto.

Ciao Simona. Tu e Stefania, tua sorella, siete le fondatrici di NEVER GIVE UP, la Onlus per lo studio e la cura dei Disturbi del Comportamento Alimentare, che ha l’obiettivo di aiutare e supportare coloro che soffrono o hanno problemi con cibo, peso e immagine corporea.
Stefania è psicologa clinica e PhD in Psicologia Dinamica e Clinica, mentre tu, laureata in Economia, hai consolidato la tua esperienza nel mondo della comunicazione e della strategia. Una combinazione vincente per un progetto unico.
Secondo le statistiche, solo il 10% delle persone che soffre di Disturbi del Comportamento Alimentare riesce a chiedere aiuto. Con NEVER GIVE UP quali obiettivi vi proponete di raggiungere?

NEVER GIVE UP nasce con l’obiettivo di abbattere le barriere a chiedere aiuto e supportare chi ha un problema con cibo, peso ed immagine corporea o un Disturbo del Comportamento Alimentare e le persone che sono loro vicine – genitori, amici e insegnanti – attribuendo a questi ultimi un ruolo fondamentale nel trattamento.
NEVER GIVE UP si propone di costruire, oltre alla piattaforma on-line di supporto, spazi sul territorio in cui sviluppare programmi di screening, di prevenzione e di cura dei Disturbi del Comportamento Alimentare (maggiori informazioni sul sito).
NEVER GIVE UP ha un approccio multidisciplinare messo a punto da un Comitato Scientifico di eccellenza formato da professionisti che operano in strutture internazionali per lo studio e la cura dei Disturbi del Comportamento Alimentare, con cui Stefania si è confrontata nel corso della sua esperienza accademica e clinica.
L’approccio è basato sulla ricerca scientifica e sulle esperienze maturate nelle realtà in cui il Comitato Scientifico opera; in particolare, ad esempio, sia la piattaforma on-line che i progetti di screening precoce nella fascia neo-natale sono stati implementati con successo proprio in queste realtà.
Per quanto riguarda i programmi sul territorio, una parte fondamentale è rappresentata dalle NEVER GIVE UP House, ossia strutture per lo studio e la cura dei Disturbi del Comportamento Alimentare in regime ambulatoriale, semi residenziale e residenziale.

Come ogni progetto, anche il vostro ha bisogno di fondi per il suo sviluppo. Voi avete iniziato a raccogliere fondi attraverso campagne di crowdfounding. Avete avuto un riscontro positivo?

Nello scorso dicembre- dichiara Simona- abbiamo dato il via alla nostra prima campagna di raccolta fondi sulla piattaforma Charitystars che in quattro mesi, grazie al supporto di piu’ di 80 donatori, di cui 41 personaggi del mondo della musica, dello sport, della moda e dello spettacolo (tra cui Luca Argentero, Noemi, Emma Marrone, Lorella Cuccarini, Francesca Michielin, Malika Ayane, Chiara, Chef Rubio e Antonio Marras), campagna che ci ha permesso di raccogliere 25.000 euro, per finanziare lo sviluppo della piattaforma on-line di supporto, il primo dei servizi che NEVER GIVE UP si propone di offrire.

Di recente, un atleta della Squadra Nazionale di Cross Triathlon di UK , Stefano Sardo, ha scelto di supportare NEVER GIVE UP lanciando un appello a donare e correndo con il logo di NEVER GIVE UP sulla divisa di gara ai Mondiali del 27 Settembre prossimo (link per supportare la campagna qui)

Negli ultimi giorni , abbiamo anche attivato una campagna di raccolta sulla piattaforma Eppela (link per donare) in cui Aurora Ruffino, attrice e protagonista della serie TV Braccialetti Rossi, parla del nostro progetto e del gran numero di adolescenti che le scrivono per condividere le loro esperienze e il loro disagio verso il cibo e la immagine corporea.

Oltre al crowdfounding, stiamo lavorando su bandi europei e stiamo dialogando con soggetti pubblici e privati per costruire insieme un piano che ci permetta di attivare i servizi che intendiamo sviluppare.
Crediamo molto nelle partnership e nella funzione sociale di NEVER GIVE UP, non solo nell’offrire supporto a chi ne ha bisogno, ma anche nel dare opportunità di lavoro sia all’interno del team scientifico che dello staff.

Tornando alla piattaforma on-line di supporto, questa si inserisce in un contesto in cui i siti più visitati da coloro che sono affetti da disturbi alimentari sono siti, blog e forum, cosiddetti “pro-ana” e “pro-mia”, dove le persone che soffrono possono confrontarsi con altre che vivono la stessa situazione. Spazi in cui condividono, ad esempio, consigli per essere sempre più magre, metodi di autolesionismo e nuove modalità per poter nascondere il disagio a famiglia e amici.

Come pensi che la vostra piattaforma possa coinvolgere e invitare queste persone a farsi aiutare?

Attraverso la piattaforma on-line di supporto – ci spiega Stefania – NEVER GIVE UP si propone di costruire uno spazio di condivisione on-line accessibile, gratuito e facilitato da un professionista che crei un contesto in cui, specialmente gli adolescenti, la fascia di popolazione più colpita da questi disturbi – sono 2 milioni 600 mila i ragazzi fra 12 e i 25 anni a soffrirne – possano sentirsi liberi di condividere, possano sentirsi ascoltati e possano essere supportati senza essere giudicati.

Le persone che soffrono di anoressia e bulimia sono in prevalenza donne, circa il 70%. Tuttavia, c’è l’altro 30%, con trend in crescita, che vede anche i ragazzi fare i conti con il proprio corpo e la non accettazione di sé. I canoni televisivi, le modelle/i,gli attori/attrici,alcune fashion blogger, ecc. Influiscono, in modo preponderante, su questa pericolosissima tendenza che coinvolge fasce età sempre più giovani.
Quali sono gli altri fattori che pericolosamente giocano un ruolo chiave nella nascita di tali disturbi?

I Disturbi del Comportamento Alimentare – spiega ancora Stefania– da qualche anno stanno assumendo le caratteristiche di una vera e propria epidemia sociale, con esordi sempre più precoci. Non si ritrovano altri esempi di disturbi psichiatrici con una propagazione di tale portata.
In Italia, oltre agli adolescenti, sono 3 milioni 600 mila le persone che ne soffrono: un numero pari alla popolazione delle città di Roma e Milano. Questi disturbi hanno un’eziologia multifattoriale e non è possibile tracciare una teoria sintetica, atta alla spiegazione della loro eziopatogenesi.
Il modello generale più convincente è quello che vede la via finale comune di vari e possibili processi patogenetici, nati da interazioni tra forze molteplici nell’evento patologico. Diversi sono i fattori di rischio, psicologici, genetici, sociali, culturali, life events, vissuti traumatici, lutti, modelli televisivi, influenza delle fashion blogger, che possono concorrere all’insorgenza dei disturbi che si manifestano nei confronti del cibo, ma che rappresentano, il più delle volte, solo la punta dell’iceberg di un disagio ben più profondo.

Un bel progetto, che tutti dovremmo sostenere nel nostro piccolo, perché l’unione fa la forza e il sogno di non vedere più giovani vite perdere la propria insieme al peso non deve morire.