venerdì, 5 Dicembre 2025

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La nomofobia dilaga, ecco come non rimanerne vittime

Sono in aumento i casi di nomofobia, che qualcuno ormai definisce la fobia del nostro secolo.

Perchè c’è un’impennata di casi? Di cosa si tratta? Come si affronta?

Che cos’è la nomofobia?

Il termine “nomofobia” deriva dall’inglese “no mobile phone phobia”. È un fenomeno recente, emerso con l’aumento dell’uso degli smartphone e della connettività continua. Questa fobia è associata all’ansia che si prova quando si teme di non poter comunicare, accedere a informazioni o rimanere connessi con gli altri.

Si manifesta con ansia o irritabilità quando il telefono è scarico o non disponibile, che possono essere seguite da palpitazioni. Si manifesta anche con comportamenti compulsivi, come controllare continuamente il telefono per notifiche o messaggi.

Questa fobia può influenzare negativamente le relazioni personali e professionali. Le persone possono diventare eccessivamente dipendenti dai dispositivi digitali, trascurando interazioni faccia a faccia o attività offline. Inoltre, può interferire con la concentrazione e la produttività.

Chi sono le vittime di questa fobia?

Sembra che la “no mobile phone phobia” colpisca soprattutto gli adolescenti che vedo il cellulare come parte essenziale della vita quotidiana e sociale. Essendo un oggetto che li tiene connessi con la rete sociale, ha assunto per loro un valore affettivo, soprattutto nel momento in cui vi sono delle lacune emotive.

In generale tendono a sviluppare questa dipendenza  le persone che non riescono a gestire la solitudine.

Cosa fare per contrastarla?

In primo luogo occorre capire cosa genera l’ansia di rimanere sempre connessi. Se ci sono delle lacune emotive, se si soffre della paura della solitudine e dell’abbandono è necessario rivolgersi ad un terapeuta.

È necessario imparare a coltivare degli spazi per se stessi, con i propri interessi che non comprendano il telefono. Altrettanto importante è l’analisi introspettiva di se stessi, che aiuta a comprendere quali sono i motivi dell’ansia e la paura della solitudine.

Bisogna imparare progressivamente a distaccarsi dal telefono, a non usarlo a tavola o mentre si è con altre persone o in momenti in cui si necessita di concentrazione, come ad esempio durante lo studio ed il lavoro.

Fobia sociale: cos’è e come affrontarla

La fobia sociale è molto comune e si manifesta come una paura intensa e persistente delle situazioni sociali, in cui la persona teme di essere giudicata o di comportarsi in modo imbarazzante.

Vediamo cosa la causa e come curarla.

Quali sono le caratteristiche della fobia sociale?

Le persone che soffrono di questa fobia temono di essere osservate e criticate dagli altri.

Possono evitare eventi come feste, incontri o anche semplici interazioni quotidiane.

Questa fobia può interferire significativamente con la vita lavorativa e personale, portando a isolamento e difficoltà nelle relazioni.

Che cosa causa l’ansia sociale e quali sono i sintomi?

Le cause di questa fobia sociale possono essere multifattoriali, può esserci una predisposizione familiare ma solitamente è imputabile ad eventi traumatici o imbarazzanti durante l’infanzia possono contribuire allo sviluppo della fobia.

Le dinamiche familiari, come l’iper-protezione o l’assenza di supporto emotivo, e le pressioni sociali, inoltre, possono influenzare l’insorgenza della fobia.

Caratteristiche di personalità come l’autocritica e la tendenza all’ansia possono predisporre una persona al disturbo.

I sintomi principali del disturbo d’ansia sociale includono:

  • Paura intensa di situazioni sociali o di performance
  • Preoccupazione eccessiva riguardo a come si verrà giudicati dagli altri
  • Sentimenti di imbarazzo o di umiliazione anticipati
  • Sudorazione eccessiva
  • Tremori o scosse
  • Battito cardiaco accelerato
  • Nausea o malessere gastrointestinale
  • Difficoltà a respirare o sensazione di soffocamento

Come si cura la fobia sociale?

Il trattamento del disturbo d’ansia sociale può includere diverse strategie, a seconda della gravità dei sintomi e delle preferenze individuali.

La Terapia cognitivo-comportamentale (CBT) è molto efficace e si concentra sulla ristrutturazione dei pensieri negativi e sull’apprendimento di abilità sociali. Aiuta a identificare e modificare schemi di pensiero disfunzionali.

È molto comune l’uso della Terapia di esposizione, consiste nell’affrontare gradualmente le situazioni temute in un ambiente controllato, per ridurre l’ansia associata.

Partecipare a gruppi di supporto può fornire un senso di appartenenza e la possibilità di condividere esperienze con persone che affrontano difficoltà simili.

Pratiche come la meditazione, il mindfulness e la respirazione profonda possono aiutare a gestire l’ansia e migliorare il benessere generale.

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La fobia di guidare: cause e cura dell’amaxofobia

La fobia di guidare è anche nota come amaxofobia, è un disturbo d’ansia che colpisce molte persone in tutto il mondo. Questa fobia può limitare notevolmente la vita quotidiana di chi ne soffre, influenzando la capacità di spostarsi autonomamente e di affrontare situazioni di mobilità.

L’amaxofobia è definita come una paura irrazionale e persistente di guidare un veicolo. Sebbene possa manifestarsi in diversi gradi, da una leggera ansia a un vero e proprio attacco di panico, è essenziale riconoscere che questa fobia non è semplicemente una questione di disagio.

Quali sono le cause della fobia di guidare?

Le cause dell’amaxofobia possono essere molteplici. Una delle principali è l’esperienza traumatica legata alla guida, come un incidente stradale. Questo tipo di evento può innescare una reazione ansiosa ogni volta che la persona si trova in una situazione di guida.

Molto spesso se ci sono membri della famiglia soffrono di ansia o fobie, è possibile che l’individuo sviluppi simili paure.

Le situazioni di vita stressanti inoltre possono aumentare la vulnerabilità a sviluppare fobie.

Sintomi e cura dell’amaxofobia

I sintomi dell’amaxofobia possono manifestarsi in vari modi e possono includere:

  • Sintomi fisici: sudorazione, tremori, battito cardiaco accelerato, difficoltà a respirare e nausea.
  • Sintomi psicologici: sentimenti di terrore o panico, preoccupazioni costanti riguardo alla guida e pensieri catastrofici relativi a incidenti.
  • Evitamento: comportamenti di evitamento, come rifiutarsi di guidare o di trovarsi in situazioni che potrebbero richiedere di guidare.

Affrontare l’amaxofobia è possibile attraverso diverse strategie terapeutiche. Tra le opzioni più comuni ci sono:

  • Terapia cognitivo-comportamentale (TCC): questa forma di terapia aiuta a identificare e modificare i pensieri disfunzionali collegati alla guida. Attraverso tecniche di esposizione, i pazienti possono gradualmente affrontare le loro paure in un ambiente controllato.
  • Tecniche di rilassamento: pratiche come la meditazione, lo yoga e la respirazione profonda possono aiutare a ridurre l’ansia e migliorare la gestione dello stress.

Alimenti per l’artrosi: i più strani e i più ricchi di collagene

Gli alimenti per l’artrosi sono vari ed alcuni saranno per voi una sorpresa. Insospettabili ma un’ottima fonte di collagene.

Se ne parla tanto di questo collagene perché quando manca iniziano a fiore le rughe, ma non solo quelle.

Oggi parliamo della correlazione fra collagene ed artrosi e della corretta dieta da seguire.

Che correlazione c’è fra collagene ed artrosi?

Il collagene e l’artrosi sono strettamente correlati, poiché il collagene è una componente fondamentale della cartilagine articolare.

Il collagene è la principale proteina strutturale della cartilagine, che funge da cuscinetto tra le ossa. La sua integrità è essenziale per il corretto funzionamento delle articolazioni.

L’artrosi altro non è che una malattia degenerativa delle articolazioni caratterizzata dalla progressiva degradazione della cartilagine. Il collagene conferisce resistenza e flessibilità alla cartilagine e quindi quando manca può causare dolore e rigidità articolare.

Come fare? Al di là degli integratori è importante curare l’alimentazione e fare esercizio fisico.

Alimenti per l’artrosi: i più strani e i più ricchi di collagene

In cima alla classifica c’è il famoso brodo di ossa, una delle fonti più ricche di collagene.

Segue un alimento che farà storcere il naso ma che è importantissimo: le zampe delle galline. Sono molto ricche di cartilagini e collagene.

Se proprio non ce la fate allora potete optare per carne di pollo e manzo che contengono collagene, in particolare nei tessuti connettivi ovvero la pelle, quella che scartate sempre.

Il pesce con pelle, come il salmone e le sardine è anch’esso ricco di collagene.

Ci sono poi degli alimenti che favoriscono la produzione di collagene, e sono gli alimenti ricchi di zinco e rame (noci, semi, legumi e frutti di mare) e alimenti che favoriscono la sintesi del collagene (agrumi, fragole, kiwi, mirtilli, lamponi, spinaci, cavolo riccio e peperoni)

Attenzione a zuccheri e carboidrati raffinati: possono contribuire alla degradazione del collagene.

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